mercoledì 21 ottobre 2009

Il Freddo, il Cheto e il Parassita

Il Freddo è algido, elegante, quasi aristocratico. Di primo acchito pare visibile, ma lo sguardo non lo penetra, gli scivola addosso o lo attraversa senza coglierlo, fantasma. La sua presenza è dubbio, disagio; le sue ragioni spettri, sagome nella nebbia.
Il Freddo usa la luce di taglio, senza grigi: se si è ammessi alla sua luce tutto pare meraviglioso, perfetto, di una bellezza cristallina e tersa. Se si è ammessi alla sua luce tutto ha un senso prestabilito. Ma quando egli volge lo sguardo altrove, quando ti nega la sua luce, cala il buio intorno a te, un buio compatto e imperscrutabile, e in esso semplicemente scompari.

Il Cheto è rassicurante, caldo, inaspettatamente sensuale. E' un dejà vu, un volto già visto, una persona già conosciuta: è un'idea colta al volo, un giorno d'estate che apprezzi perché sai come finirà. La sua presenza è pacata, tranquilla, a tratti scontata.
Il Cheto emana una luce diffusa, sfumata: chiunque può goderne come un fuoco a cui scaldarsi durante le notti d'inverno. Il senso delle cose non è richiesto, è opinione, è superfluo. Il Cheto non ti lascia: sei tu ad allontanarti per primo, come dalla casa paterna. E come la casa paterna, ti rimane dentro, senza dolore.

Il Parassita è grigio, è una sensazione di spossatezza strisciante. E' un perché inespresso, un cattivo odore, una stonatura. Il Parassita è un abisso bisognoso di luce: è incapace di generarne e per sopravvivere si impossessa di quella del prossimo, lasciando in cambio il suo veleno, il suo umore malevolo. Il Parassita non ha un senso, se non quello che ruba agli altri.

Il Freddo, il Cheto e il Parassita hanno un nome. Il Succhialimoni* lo sa e tace.



*Il Succhialimoni è una serpe in seno. E' tutto quello che penso e non vorrei dire. E' il Disprezzo che non so esprimere. E' acido, petulante, invidioso. Il Succhialimoni ha la pelle verde e i denti aguzzi. Ma, lo giuro, non sono io
.


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